Perdersi nella musica e ritrovare le proprie radici...

 

Cari Giterranti

Ho avuto modo di verificare quanto la musica sia importante in ogni ambito della nostra vita.
Sin dal momento del concepimento, entriamo in contatto con il ritmo più bello e potente, quello che rimarrà scolpito nel nostro inconscio e nella nostra anima per sempre, ovvero il ritmo del cuore di nostra madre.
Quando veniamo al mondo poi, viene usata la musica per farci addormentare, e se ci pensate bene ogni età e ogni evento è fissato nella nostra memoria insieme a una canzone o a una musica particolare.
Pensate solo a quando dovete spostarvi in macchina, sono sicura che uno dei primi gesti che fate è quello di accendere lo stereo.
Per quanto mi riguarda sono sempre stata affascinata dai ritmi diversi di ogni paese, di ogni nazione, di ogni continente, così da vera GitErrante mi sono persa anche nella musica.
Ho iniziato una ricerca spasmodica delle melodie definite “etniche” e ho scoperto di essere profondamente innamorata dei ritmi ossessivi e incalzanti dei tamburi cubani e africani, delle
GitErrando
note piene di phatos e poesia della chitarra flamenca, delle magiche atmosfere che crea il flauto nelle musiche mediorientali, della gioia esplosiva della fisarmonica e del violino nelle musiche balcaniche, per non parlare delle armonie irlandesi, di quelle indiane, dei canti tibetani, del tango argentino, dei canti sacri dei pellerossa, dei cori russi( che Battiato non sopportava ma io trovo bellissimi), insomma di qualsiasi ritmo tradizionale che tra l’altro riesce a trasportarmi in luoghi diversi raccontandomi della magia di quel popolo e delle loro radici ancestrali.
E così ho passato ore a scaricare musica da e-mule ( si lo so, non è corretto farlo ed e-mule è arcaico ma al tempo c’era solo quello!) e a spendere un sacco di soldi in CD di musica proveniente da ogni dove, viaggiando in tutto il mondo sdraiata nel mio letto o sul divano con le cuffiette alle orecchie, ascoltando e riascoltando quei brani a me sconosciuti che mi creavano sensazioni nuove.
Poi un giorno in un mercatino che vendeva CD usati ne ho trovato uno che mi ha lasciato senza fiato e mi ha fatto comprendere quanto noi italiani, guardiamo ovunque alla ricerca di chissà cosa ma non vediamo le bellezze che abbiamo a casa nostra.

GitErrando
Quel giorno comprai un CD di Taranta.
Era la fine degli anni novanta, c’era ancora la lira e io ballavo musica brasiliana, conoscevo il flamenco, amavo i canti dei nativi ma non conoscevo la Taranta.
Mi ricordo benissimo che tornai a casa quel giorno curiosissima di ascoltare quella musica, misi il cd nel lettore, mi posizionai sul divano, chiusi gli occhi e mi apprestai come al solito a viaggiare a cavallo delle note, ma non andò come speravo.
Un ritmo ossessivo uscì dagli altoparlanti dello stereo e invase la stanza, quasi fosse fluido penetrò in ogni cellula del mio corpo regalandomi brividi in ogni dove, mi venne la pelle d’oca e spalancai gli occhi confusa e piacevolmente sorpresa, ma quando una voce antica e acuta iniziò a cantare una litania a me incomprensibile, mi ritrovai senza accorgermene  a ballare, ballare, ballare, finché non caddi sfinita sul divano.
Avevo passato ben 45 minuti  in una sorta di trance indotta dalla musica, avevo il fiatone ma mi sentivo leggera come una piuma, e chissà perché anche liberata da catene invisibili.
Rimasi letteralmente scioccata da ciò che era successo così dopo alcuni minuti di smarrimento, mi gettai sul pc cercando qualsiasi informazione su quella musica pazzesca.
Scoprii così che in Italia abbiamo un’antica tradizione musicale, che oltre alla Taranta che è davvero potente, ci sono musiche nel sud del nostro paese come il saltarello, la pizzica, la tammurriata  che niente hanno da invidiare al flamenco o ai ritmi caraibici, oppure i cori polifonici del Trallalero di Genova o quelli, sempre polifonici, della Barbagia che sono straordinari.
E vogliamo parlare delle poesie cantate in Ottava Rima in stile trecentesco che possiamo apprezzare in Toscana, nel Lazio e in Abruzzo?
E cosa dire degli strumenti? Amo molto il suono della cornamusa irlandese, ma quando mi sono
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ritrovata al festival della zampogna di Scapoli, in provincia di Isernia, e ho assistito a un concerto meraviglioso dove due musicisti, uno irlandese con la sua cornamusa e uno italiano con la sua zampogna suonavano insieme scambiandosi i brani dei propri paesi, ho capito che qui in Italia non ci manca proprio niente e che la musica è il vero linguaggio universale.
E allora perché non apprezziamo la nostra tradizione musicale?
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Ad Atene in quasi tutti i locali suonano musica tradizionale greca, in Spagna il flamenco si ascolta ovunque, a Lisbona è normale trovare concerti di fado sul Bairro Alto, Dublino pullula di locali dove si ascolta e si balla musica irlandese, in Scozia non è insolito incontrare musicisti in Kilt che suonano le loro radici e in Italia?
In Italia sembra quasi che ci vergogniamo della nostra splendida musica popolare.
Perché Roma non pulula di locali dove si possono ascoltare i famosi stornelli romaneschi? Perché a Frosinone non ci sono luoghi dove poter assistere a esibizioni di ballerini e musicisti di Saltarello? E in Campania? La tammurriata dovrebbe essere suonata ovunque, così come la taranta in Puglia, insomma abbiamo un tesoro, un immenso tesoro musicale e non lo valorizziamo.
Se fossi un turista straniero spenderei volentieri qualche euro di più per andare in un locale dove
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oltre al buon vino e al cibo eccelso ho la possibilità di inebriarmi della musica tradizionale di questo splendido paese che si chiama Italia.
Non fraintendetemi, la mia non è una botta di nazionalismo, è solo la triste constatazione che noi, abitanti della penisola più bella d’Europa,  non riusciamo a vedere la meraviglia che abbiamo davanti gli occhi.
Ecco, come al solito mi sono persa nei meandri delle parole e mi sono ritrovata un articolo che si è scritto da solo, volevo parlarvi della magia della musica, di come veniva usata in antichità in ogni azione della vita e invece mi ritrovo a leggere ciò che è scaturito da un luogo della mia mente che si è attivato e ha preso il sopravvento.

Mi piace pensare che Euterpe, la musa della musica, abbia pensato bene di approfittare del mio blog per lanciare un appello: “cari abitanti della penisola italica vi prego, non scordatevi delle vostre antiche radici musicali.”
Lascio quindi questo mio scritto al web, arriverà a chi deve arrivare, fluttuerà nei meandri della rete e poi chissà, magari qualcuno che ha un piccolo locale inizierà a fare concerti di musica tradizionale della sua regione, qualcun altro invece si innamorerà della musica polifonica della Barbagia, insomma non so cosa succederà con questo articolo, ma so sicuramente che è scaturito dal mio grande, immenso, infinito amore per la Musica.




ʟα ɢıтεяяαптε.



























Commenti

  1. Grazie! Hai ragione il nostro più grande tesoro è il riflesso della nostra anima, e la musica il suo sorriso! Quanta bellezza ci circonda! Così tanta, così tanta che gli occhi non vedono più allora chiudiamoli e apriamo le orecchie... spirituali !

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    1. Che bel commento Grazie ❤ sono felice che questo articolo ti abbia suggerito queste splendide parole...

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