Racconti Giterranti: La rivoluzione è costellata da piccoli grandi atti di amore

 Cari Giterranti 

Oggi è San Valentino, e io ero indecisa se scrivere un articolo dove spiegavo l’origine di questa festa, parlarvi di anime gemelle e di amore sdolcinato e romanticissimo o regalarvi uno dei miei racconti, forse l’unico che parla di amore, ovviamente a modo mio.

Ho deciso per la terza opzione, quindi bando alle ciance vi lascio alla lettura di questo racconto che ho scritto un pomeriggio durante un contest di scrittura, il titolo del racconto era anche il tema del contest.

Buona lettura e buon Amore Rivoluzionario a tutti.


«la rivoluzione è costellata da piccoli grandi atti di amore» disse Vanessa.

« davvero? E quali?» chiese Pietro mentre pendeva dalle sue labbra.

« Beh tanti. Leggiti la vita del Che Guevara per esempio, lui era un medico che dopo un giro in motocicletta nel sud America, dove vide l’oppressione dei vari popoli, decise di prendere in mano le armi e combattere per la loro liberazione. E’ morto per difendere la libertà di un popolo che non era nemmeno il suo, ma è il concetto che conta

Pietro annuì pensieroso.

«Quanto vorrei incontrare un uomo come il Che, me ne innamorerei a prima vista! Ma qui in Italia non credo proprio che esistano.»Così dicendo Vanessa chiuse il libro e rivolse lo sguardo verso di lui.


Pietro si perse in quegli occhi smeraldini così intensi che ogni volta che li guardava si sentiva cadere nel vuoto per poi immergersi in un mare verde.

Oh quanto avrebbe voluto essere così coraggioso da conquistare per sempre la detentrice di quei due gioielli!

L’amava di un amore bruciante, ma lei pareva non accorgersene.

« Andiamo?» gli disse alzandosi dalla sedia, «è tardi e fra poco la biblioteca chiude

Uscirono in strada, il buio aveva già preso il sopravvento e il freddo condensava i loro respiri in nuvolette bianche.

«Ti va di fermarci a prendere una tisana? Non mi va di andare a casa, le mie coinquilinnon ci sono e mi rattristo un po' quando sono sola.»

« Ma certo. Hanno aperto un posto nuovo qui vicinopochi passi e siamo arrivati.»

Pietro era felice di passare del tempo con lei

Mentre camminavano i loro corpi si sfioravano ripetutamente, ma mentre Vanessa parlava del


più e del meno indifferente a quel contatto,
 Pietro sobbalzava ad ogni sfioramento e si tormentava cercando di trovare il momento giusto per dichiararle il suo amore: si immaginava di prenderle la mano e guardandola intensamente negli occhi sussurrarle “ti amo”.

Ma ogni volta che cercava di trovare il coraggio per farlo ripensava a tutte le volte che aveva tentato di conquistarla, come quella volta che gli aveva organizzato una grandiosa festa a sorpresa per il suo compleanno.

Quante volte se ne era pentito? A quella festa Vanessa aveva conosciuto Alessio con il quale aveva avuto una lunga e turbolenta storia d’amore.

Oppure quando, pur soffrendo di vertigini, aveva acconsentito ad accompagnarla a fare bungee jumping e per farla contenta si era lanciato nel vuoto, vomitando in volo la colazione e rischiando di morire d’infarto.

Vanessa voleva un uomo forte e coraggioso, sprezzante del pericolo e con ideali ben saldi, ma lui non era così.

In quel momento realizzò che Vanessa non sarebbe mai stata sua.

Lui girava intorno a Vanessa come la terra gira intorno al sole, risplendendo della sua luce ma senza mai poterlo raggiungere, lei era una stella luminosa e lui un misero pianeta pure mezzo inquinato, si sentì profondamente triste e abbattuto.


Giunti al locale Pietro aprì la porta e si fece da parte, così da lasciare l’onore dell’entrata alla sua amata, le luci erano soffuse e in un angolo un gruppo di ragazzi parlottavano a
bassa 
voce.

Lo stereo diffondeva la voce roca e ipnotica di Nina Simone in “i put spell on you”.

«Ecco, un incantesimo ci vorrebbe! Solo con la magia o con un miracolo posso conquistarla» pensò Pietro.

Si sedettero in un tavolo vicino al bancone ordinando due tisane al gelsomino e iniziando a chiacchierare amabilmente sull’arredamento minimale ma accogliente del locale.

Poco dopo entrò un uomo di colore con un mazzo di rose, si avvicinò e ne posò una davanti a Vanessa. «Ei amico prendi rosa per tua donna, solo due euro, prendi rosa amico.»


Pietro sorrise a Vanessa, che capite le sue intenzioni gli sorrise di rimando portandosi una ciocca di capelli color miele dietro l’orecchio in un gesto estremamente seducente e civettuolo.

Un brivido scosse Pietro dalla testa ai piedi: «hai visto mai che la magia era quella di regalarle una rosa?» pensò frugandosi velocemente in tasca cercando degli spicci.

« Ei Stronzo, esci da questo locale hai capito? Te l’ho detto mille volte di non importunare i clienti, torna a casa tua scimmia

A quelle parole Pietro e Vanessa si irrigidirono e si girarono in direzione della voce, 

Il proprietario del locale, uscito da dietro il bancone, in un attimo fu al loro tavolo e iniziò a spintonare il venditore di rose verso l’uscita.

Pietro si sentì gelare e rimase paralizzato con i due euro in mano, Vanessa  invece schizzò in piedi attonita e tremante di rabbia, attese qualche attimo e poi si avviò a grandi passi verso il fioraio e lo prese per un braccio cercando di riportarlo verso il tavolo.

«Lascialo stare bastardo, che male stava facendo!» righiò fra i denti Vanessa mentre si avvinghiava sempre di più al braccio del pover’uomo che con sguardo stralunato cercava di capire cosa stesse succedendo.

«Senti stronzetta il locale è mio e decido io chi può starci e chi no!» Tuonò il proprietario prendendo l’uomo per l’altro braccio e strattonandolo di nuovo verso la porta.

«Stronzetta a chi?- Sibilò Vanessa- Brutto razzista di merda


Fu un attimo e la mano dell’uomo si alzò piombando violentemente sulla guancia 
sinistra di Vanessa.

Pietro si sentì morire dentro, avrebbe voluto alzarsi dalla sedia e spaccare la faccia a quell’essere immondo, ma i suoi muscoli erano così contratti che non riusciva a comandarli, Vanessa portò tutte e due le mani al viso e gli occhi le si dilatarono talmente tanto da sembrare due pozzi profondi e verdi di bile.

In quel momento uno dei  ragazzi seduti in un tavolo all’angolo si alzò di scatto urlando: «Che cazzo fai amico? Ma non ti vergogni?» 
Per qualche secondo quelle parole rimasero sospese per aria così come tutti i protagonisti che immobili sembravano essere i soggetti di  un’istantanea, poi Vanessa tornò verso il tavolo, lo prese dal bordo e lo rovesciò.
La stanza fu invasa dal secco rimbombo della collisione, e quel rumore fu come una sveglia:l’uomo con le rose tentò di divincolarsi, i ragazzi seduti in un angolo si alzarono inveendo contro il proprietario il quale iniziò a prendere a calci e pugni il povero malcapitato.

Alcuni ragazzi tentarono di fermarlo, ma dalla cucina uscirono due energumeni in suo soccorso.

Vanessa era rimasta li, accanto al tavolo rovesciato ribollendo di rabbia, alcune lacrime


sgorgavano autonomamente dai suoi occhi e solcavano le sue guance marmoree, indurite dal digrignare dei suoi denti
.

Pietro riuscì finalmente a riprendere il controllo del corpo, guardò Vanessa che stringeva lo schienale di una sedia e si immaginò che volesse buttarsi nuovamente nella mischia, così, prima che potesse succedere l’inevitabile, la prese per mano e la strattonò cercando di portarla verso l’uscita.

In quel momento vide uno dei due energumeni spaccare una bottiglia e rivolgerla contro l’uomo di colore che si accovacciò terrorizzato in posizione di difesa.

Pietro incontrò per un attimo lo sguardo impaurito e rassegnato dell’uomo e gli sembrò di guardare in fondo alla sua anima, si accorse in un secondo che, seppur  per situazioni diverse anche lui viveva da anni con quel misto di paura e rassegnazione; quell’uomo era uguale a lui, e così senza pensare ad altro gli si buttò sopra proteggendolo.

Un dolore acuto lo colpì alla schiena lasciandolo senza fiato, poi si sentì sempre più leggero, mentre il dolore prese a martellarle in testa il buio invase i suoi occhi, e fu silenzio.

Quando si svegliò era in un letto di ospedale, intorno a lui vide i volti segnati dal pianto dei suoi genitori che riprendevano colore e speranza.

Per qualche minuto fu sommerso dai baci di sua mamma e di suo padre che continuavano a ripetere come una litania quanto lo amavano e quanta paura avessero avuto di perderlo.


Pietro si accorse che poteva abbracciare i suoi genitori solo con un braccio perché l’altro era tenuto saldamente da qualcosa.

Così spostò lo sguardo per capire cosa trattenesse la sua mano e la vide: Vanessa era seduta accanto a lui, i suoi bellissimi occhi verdi erano cerchiati e su una  guancia spiccava un segno violaceo, sembrava piccola, impaurita e fragile ma le sue mani tenevano saldamente la sua. 

«Ho temuto di perderti.» Gli disse tra le lacrime.

«Davvero?» gli sussurrò lui con grande sforzo.

«Davvero amore mio davvero.» rispose lei accarezzandogli la fronte.

Pietro sorrise.

«La rivoluzione è costellata da piccoli grandi atti di amore» pensò Pietro. E quel giorno la sua vita era stata rivoluzionata.

 



Buona festa dell’Amore a tutti...)O(

 

ʟα ɢıтεяяαптε




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