GitErrando al Rainbow Gathering Italiano a Monte flavio.

Cari Giterranti 

Avete mai visto il film del 1996 “Pianeta verde” della regista francese Coline Serreau?

Io varie volte, e ogni volta mi sono commossa e ho desiderato vivere in quel bellissimo pianeta, in amore e armonia, libera dal lavoro, dall’inquinamento, dalla smania di avere, dall’ansia di apparire e con tanto, tantissimo tempo per la mia famiglia e per me, curando la salute sia del corpo che dello spirito.

Credevo che fosse una visione utopistica di questa bravissima regista, ma poi, quasi per caso


circa dodici anni fa, mi ritrovai in un bosco in Slovenia, circondata da una natura incontaminata, con persone meravigliose che vivevano più o meno come in questo film; ero capitata in un

Rainbow Gathering e le persone che tanto cordialmente e amorevolmente mi avevano accolta erano della famiglia Rainbow, un gruppo di uomini e donne che hanno scelto di vivere liberi, 
uniti nel valore della non-violenza e dell’egualitarismo.

Non sono un’organizzazione ne un’associazione, in realtà la Rainbow Family non esiste a livello legale, quindi non ci sono membri perché ogni essere vivente fa parte della famiglia Rainbow, infatti quando per la prima volta si entra in contatto con questa realtà si viene accolti da un coro di voci che cantano “Welcome Home” una bellissima canzone che fa capire come ognuno di noi è un membro di questa famiglia per diritto di nascita, e noi dobbiamo solo decidere di ritornare a casa.  


I Rainbow si svolgono in ogni parte del mondo, dalla primavera all’autunno, seguendo le fasi lunari, iniziano a luna nuova e terminano con la successiva luna nuova, sono sempre in luoghi poco accessibili in mezzo alla natura, il cibo è  rigorosamente vegano con un attenzione particolare al crudismo, è vietato portare alcool e droghe, e anche usare la tecnologia, che comunque è tollerata se usata solo per questioni urgenti, insomma un modo di vivere sano per riconnettersi al proprio corpo e alla natura.

Ma ciò che ogni volta che vado al Rainbow mi colpisce è il viaggio per arrivarci, non puoi pianificarlo e non puoi sapere quanto durerà, è successo anche a questo Rainbow dal quale sono appena tornata.

Il luogo dove parte il sentiero per arrivare al Rainbow è a circa quaranta minuti da casa mia, così ci mettiamo d’accordo con un amico per incontraci all’inizio di quel sentiero verso le 17.00, dove avremmo dovuto incontrare una persona con una jeep che ci avrebbe portato a circa venti minuti di cammino dal Rainbow.

Avevamo questa esigenza perché nel gruppo con noi c’erano dei bambini e una ragazza con dei piccoli problemi motori e quindi non ce la sentivamo di fare tutto il percorso a piedi.

Vista la poca strada che avremmo dovuto fare, decido incautamente di partire solo con le infradito, lasciando a casa le scarpe da trekking, un errore che mai ripeterò.

Arriviamo al punto concordato, scarichiamo tutti i bagagli e aspettiamo, ma nessuna jeep appare all’orizzonte.

Il nostro amico, che ha una macchina 4x4 decide di caricarsi tutti i bagagli e di portarli fino al parcheggio più in alto, mentre noi scarichi da pesi, avremmo dovuto iniziare a salire a piedi fino


a quando lui non fosse sceso nuovamente a prenderci.

Jonny parte senza sapere la strada e il tempo che ci avrebbe impiegato ma fiducioso di arrivare, e noi piano piano iniziamo la nostra salita.

Dopo pochi minuti di camminata incontriamo un furgone con una donna e un ragazzo parcheggiati ai margini della salita, in attesa anche loro della jeep, così decidiamo di aspettare con loro il ritorno del nostro amico che dopo circa un oretta ricompare dicendoci che ha sbagliato strada ma alla fine è arrivato a destinazione.

Carica sulla sua macchina i bambini e sua sorella, la ragazza con problemi deambulatori e riparte, mentre noi decidiamo di avviarci a piedi.


La strada è sterrata e piena di pietre e io con le infradito faccio un’immensa fatica per cercare di non prendere storte.

Le pietre sono grandi e in alcuni casi acuminate, ne assaggio una con il mio alluce destro e mi trattengo dal nominare tutti i santi del calendario, in compenso il sole sta scendendo dietro le montagne e il tramonto che ne deriva è veramente mozzafiato.

Continuo a camminare sperando nell’arrivo di Jonny, non tanto per la fatica nel camminare in salita con le infradito ma per il buio che sta sopraggiungendo, visto che le mie torce stanno nello zaino.

Finalmente Jonny riappare, ci carica in macchina e riparte.

La strada è dissestata, in macchina si balla molto ma i miei piedi tirano un respiro di sollievo.

Arriviamo che  oramai è buio, prendiamo le torce da escursionismo, ce le posizioniamo in testa, e iniziamo a dividerci i bagagli.

Ecco il primo vero problema, i bagagli.

Ci rendiamo conto che tra i nostri e quelli della famiglia di Jonny  sono un pochino troppi, la mamma di Jonny ha praticamente portato tutto ciò che aveva in dispensa, cocomero compreso e anche noi non ci siamo regolati, e visto che non possiamo certo caricare di bagagli i bambini ne la sorella di Jonny, siamo costretti a distribuirli in altro modo.

Mi carico il mio immenso zaino di circa 25 kg sulle spalle, e vinco anche un altro zaino bello


pieno da portare in mano, mio marito oltre al suo zaino ha altre due buste piene e Jonny è quello più carico, oltre ad avere uno zaino uguale al mio ma più pesante, deve anche portare la borsa frigo e un’altra busta piena di cibarie varie; la borsa retata con il cocomero invece era già in viaggio grazie all’aiuto di una ragazza che stava andando anche lei al Rainbow.

Carichi come muli iniziamo la discesa verso la valle, il sentiero è piccolo ma pulito, il bosco è fitto e non fa passare i raggi lunari ma per fortuna le nostre torce sono potenti e illuminano bene.

Aprono la strada i bambini che si stanno divertendo tantissimo a cercare il sentiero, dietro ci sono io con la mamma di Jonny, poi mio marito e infine Jonny con sua sorella.

I bambini hanno un buon passo e io, nonostante le infradito e il carico riesco a stargli dietro, ma i minuti passano e così passa anche l’ipotetico quarto d’ora che sarebbe dovuto durare il percorso. 

Continuiamo a camminare, sperando di arrivare a breve, ma il sentiero si inoltra sempre di più nel bosco e non sentiamo nessun rumore umano oltre a quello nostro.

Intanto la sorella di Jonny e Jonny sono rimasti molto indietro, a lei inizia a far male una gamba, e noi non vedendoli arrivare ci fermiamo in mezzo al bosco, posiamo gli zaini e ci riposiamo aspettandoli.

Mio marito decide di continuare la strada per capire quanto manca all’arrivo, lascia il suo bagaglio a noi e continua, dopo circa mezz’ora ricompare, ci assicura che la strada è giusta e ci


sprona a ripartire, intanto lui torna indietro ad aiutare Jonny e la sorella che ancora non arrivano.

Io e i bambini riprendiamo il sentiero e finalmente dopo circa 20 minuti arriviamo a uno slargo dove troviamo un fontanile e la borsa retata con il cocomero abbandonata nel sentiero.

Dei piccoli dolmen ai lati del sentiero indicano che l’accampamento è vicino, così i bambini iniziano a chiamare a voce alta e finalmente otteniamo risposta: “ Fratelli venite siamo qui!”. 

L’euforia è alle stelle, mi carico la pesantissima borsa retata nell’altro braccio e iniziamo a scendere seguendo le voci, senza seguire il sentiero, buttandoci a capofitto tra i rovi.


Finalmente eccola li, una bella tenda e un fratello Raimbow sorridente pronto ad accoglierci.

Chiamiamo gli altri a gran voce e poco dopo ecco arrivare alla spicciolata tutti, siamo felici, ci abbracciamo, ma guardandoci intorno non vediamo altre tende all’infuori di quella del ragazzo che ci ha accolto.

“Il cerchio grande è a circa cento metri da qui”, ci dice il fratello Rainbow indicandoci la direzione, così riprendiamo tutti i nostri bagagli e ci inoltriamo nuovamente nella boscaglia, e dopo qualche minuto sbuchiamo a un nuovo fontanile, circondati da mucche e cavalli e tende, finalmente.

Sento nell’aria i canti dei fratelli e delle sorelle Rainbow e, nonostante la fatica e i piedi distrutti, sento una nuova energia entrare dentro di me cancellando la stanchezza.

In poco tempo troviamo il posto per la tenda e iniziamo a montarla, intanto dal fuoco centrale i canti si innalzano, i bambini iniziano a costruire un cerchio di pietre per il nostro fuoco personale, è più di mezzanotte quando finiamo di sistemare il nostro piccolo accampamento.


Mio marito si accorge di non avere più il sacco a pelo, così decide di tornare indietro a cercarlo e per fortuna lo ritrova in un cespuglio di spini, nel sentiero finale.

È tardi, i bambini si addormentano, il fuoco è acceso, i canti vibrano nell’aria, fratelli e sorelle passano davanti alle nostre tende e ci sorridono, ci abbracciano e ci sussurrano “Welcome Home” benvenuti a casa!

Ed è proprio a casa che mi sento, a contatto con la natura, con una coperta di stelle sopra la testa e la terra ancora calda di sole sotto ai piedi.


I giorni passano felici e spensierati, mangiando tutti assieme, cantando e ballando, abbracciandoci, chiacchierando con tutti amabilmente ma anche rimanendo in silenzio a gustarci la bellezza di nostra Madre Terra.

Mentre sono in cerchio la sera della festa della luna sento dire:“Che personaggi strani che siete” , mi giro e vedo un ragazzo, tutto vestito preciso, che sta osservando il cerchio di persone che cantano per armonizzare il cibo.

Lo guardo e gli sorrido: “ è la prima volta che vieni al Rainbow fratello?” 

“ Si la prima volta”

“ Entra nel cerchio con noi allora”.

“Non posso Sorella sto lavorando” mi risponde facendo l’occhiolino.

Capisco e sorrido, immagino che sia veramente strano per le forze dell’ordine assistere alla vita del Rainbow.

La serata scorre, i canti femminili per la luna piena sono stati fatti, le Om armonizzanti sono salite in cielo e hanno fatto vibrare l’aria, qualcosa è cambiato, l’energia è cambiata, è tutto più forte, più vivido, più bello.

Dopo la cena i tamburi e gli altri strumenti iniziano a suonare, i fratelli e le sorelle ballano


intorno al fuoco purificandosi e purificando l’energia e il luogo, la luna è bellissima, così grande e luminosa che a guardarla ci si commuove.

Mi muovo nel cerchio ballando, sorridendo e cantando, aspettando l’arrivo di alcuni amici che stanno venendo anche loro per la festa della luna.

Ad un certo punto mi sento chiamare: “ ciao Sorella!” Mi dice il ragazzo di prima, è a petto nudo nel cerchio che balla felice.

“Hai preso le ferie?” Gli domando sorridendo.

“No ho finito il turno” mi risponde soddisfatto.

“Sentì un pò sorella ma come fai quando torni nel mondo normale?” Mi chiede. Sorrido scuotendo la testa:” Il mondo normale dici? Quello in cui per andare a lavoro si fanno due ore di traffico respirando smog? Dove si lavorano otto ore per quattro spicci che ci vengono risucchiati da bollette, mutuo e tasse lasciandoci con poco più di niente per mangiare e vestirsi? Quello in cui devi sempre essere in linea con il pensiero della moltitudine altrimenti vieni deriso e bullizzato? Quello che taglia alberi e spazi verdi per fare spazio a case e antenne 5G? Quel mondo dove i ricchi sono sempre più ricchi e schifano chi non ha il loro stesso status? E potrei continuare all’infinito, questo tu intendi come mondo normale?” Il ragazzo mi guarda sorpreso  poi scuote la testa:“ hai ragione Sorella, ci devo pensare su, ma forse è più normale e sano questo mondo Rainbow della vita di merda che ci siamo costruiti.” Mi abbraccia, lo abbraccio, sicura che l’energia della luna abbia piantato un seme in lui.   Benvenuto fratello mormoro tra me, “Welcome Home.!”



Caro o Cara GitErrante, se hai letto questo articolo non è per caso, ora conosci la Famiglia Rainbow e chi lo sa, magari il prossimo anno ci abbracceremo intorno al fuoco sussurrandoci Welcome Home, pensaci perché il caso non esiste e i Fratelli e le Sorelle Rainbow ti stanno aspettando a braccia aperte.



Informazioni


La famiglia Rainbow nasce nel 1972 e da allora ha sempre organizzato Rainbow Gatherings in ogni parte del mondo, addirittura in Amazzonia.

Traggono l’ispirazione dai valori dei nativi americani e si rifanno ad un antica profezia pellerossa:

«Quando la Terra sarà devastata e gli animali inizieranno a morire, una nuova tribù di persone verrà sulla terra da molti colori, classi, credi e chi con le loro azioni e azioni renderà di nuovo verde la Terra. Saranno conosciuti come i guerrieri dell'Arcobaleno»



ʟα ɢıтεяяαптε













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