GitErrando alla Rocca di San Leo, luogo di prigionia del Conte Cagliostro.

Cari Giterranti 

Come ogni Estate, anche quest’anno abbiamo preso il nostro camper “Girolamo” e ci siamo avviati alla scoperta dell’Italia, ma questa volta non avevamo un itinerario prestabilito perché abbiamo optato per l’avventura, quella vera.

Siamo partiti quindi, con un’ idea vaga di arrivare prima o poi in Trentino, ma come, quando,  e perché l’ha deciso il caso.

Vi racconterò più avanti delle prime tappe, che sono state tutte belle e coinvolgenti, ma oggi ho scelto di parlarvi del luogo che mi è rimasto nel cuore, un luogo che abbiamo scoperto per caso ( ma il caso non esiste) e che mi ha lasciato a bocca aperta.

Iniziamo dall’inizio: stavamo assaporando la famosa crescia sfogliata di Urbino, acquistata in una piccola cresceria e tra un morso e un’altro, discutevamo sputacchiando briciole, su dove dirigere il nostro Girolamo il giorno seguente.

Molto probabilmente il tono della discussione non era dei più bassi, perché la proprietaria della
cresceria si è sentita in dovere di avvicinarsi al nostro tavolo  per inanellare una serie di domande, manco fosse la signora in giallo : «ah, ma siete camperesti? Da dove venite? Dove andate? Quanto state in giro? Dove vi siete parcheggiati per dormire? Volete un’altro bicchiere di vino?»

Ad alcuni un comportamento così  avrebbe dato fastidio, ma si sa, i camperisti sono persone  socievoli e noi non facciamo eccezione, in due minuti eravamo diventati i migliori amici della

signora in questione.
Così, dopo aver risposto a tutte le sue domande e aver appreso che il sogno proibito della signora è quello di vivere una vita GitErrante, sono partiti i consigli su dove sarebbe stato meglio dirigersi il giorno dopo.

Tra le tante mete da lei consigliate, c’è stato anche il paesino di San Leo, del quale io non avevo mai sentito parlare. ( mea culpa)

«A San Leo c’è la fortezza dove hanno imprigionato Cagliostro, e dove si dice sia morto.» Dice la signora accorata e sorridente.

«Cagliostro? Ma quel Cagliostro lì?» rispondo io sorpresa ed entusiasta.

«Io di Cagliostro ne conosco solo uno quindi credo che sia quel “Cagliostro lì”, tra l’altro la storia dice che sia morto in quella cella ma la leggenda, bè, la leggenda dice che sia scomparso.»

Da quel momento non ho più ascoltato le chiacchiere della  nostra generatrice di cresce sfogliate, avevo deciso io per tutti, saremmo andati a San Leo!

Così, dopo colazione, Francesco si è messo alla guida di Girolamo mentre io, come al solito, cercavo un’area camper sull’app park for night, e con mia grande sorpresa, ho visto che il piccolo paesino di San Leo ha un parcheggio per camper gratuito, fornito di bagno ma non di carico e scarico, e tra l’altro è anche l’unica scelta.

Arrivati all’area di sosta, poco fuori il paese,  rimaniamo a bocca aperta nell’ammirare la Rocca che, costruita sopra uno sperone calcareo, si staglia imponente nel cielo.

Pochi minuti a piedi e varchiamo l’arco d’entrata del paese, sorpresi  per la bellezza di questo piccolo borgo di circa duemila abitanti.

Il centro storico ci lascia senza fiato, sembra che il tempo si sia fermato.

 Intorno a noi piccoli e grandi gioielli di architettura Medievale e Rinascimentale: la Torre Civica, la bellissima e caratteristica Pieve di San Maria Assunta, il Duomo di San Leone e soprattutto, alzando lo sguardo, la Rocca dove è stato imprigionato Giuseppe Balsamo ovvero il Conte di Cagliostro. 

Ci avviamo sulla strada che porta all’entrata della Rocca, sono solo pochi minuti di camminata ma la salita è veramente ripida, il panorama è stupendo e la Rocca, all’interno, è un vero gioiello.

Nelle torri sono stati allestiti piccole mostre di armi antiche, armature medioevali e oggetti di vita quotidiana.

Nei sotterranei invece si può entrare nella sala della tortura, ma talmente è pregna di dolore che sono scappata dopo pochi secondi.

C’è anche una mostra sugli strumenti di tortura che ho cercato inutilmente di bypassare, visto

che per arrivare alla mostra di Botanica Celeste del periodo di Federico di Montefeltro dovevo per forza passare di là.

Al secondo piano siamo rimasti incantati dalla mostra interattiva, dove abbiamo scoperto la leggenda della fondazione di San Leo e San Marino.

Leone e Marino erano due tagliapietre che venivano dalla Dalmazia, per la precisione dall’isola di Arbe(oggi Rab), chiamati su ordine di Diocleziano per lavorare alle nuove mura della città, realizzate a partire dal terzo secolo.

Lavorarono duramente per circa tre anni, fino a quando vennero pervasi da una forte vocazione religiosa.

Leone si ritirò sul Monte Feretris (ora Montefeltro) dove costruì una piccola cella e una cappelletta, mentre Marino si recò sul monte di fronte ovvero sul Monte Titano, dove ora sorge appunto San Marino.

Si racconta che nelle mattine limpide all’alba, i due Santi in qualche maniera riuscissero a vedersi e a salutarsi.

Il racconto è davvero coinvolgente, ed esco dal museo interattivo con una sensazione di

pienezza che poche volte ho provato.

Nonostante il mio animo sia sazio di informazioni, devo ancora andare a visitare il luogo per il quale sono venuta, ovvero la cella del Conte di Cagliostro.

Salgo una scala e passo per alcuni corridoi fino a quando non mi trovo davanti una piccola apertura, la varco ed entro in una minuscola cella, con a destra un basso tavolo a fare da letto, e davanti a me una feritoia da dove entra uno spiraglio di luce.

Un profumo di fiori mi invade le narici, non capisco da dove provenga, poi noto che sul letto di legno sono posati alcuni fiori.

Nonostante il posto sia veramente angusto, non so perché mi sento serena, è come se un’energia positiva mi stesse avvolgendo in un abbraccio.

Dopo aver fatto qualche foto, mi giro per uscire e gli occhi mi cadono sui fiori posati sul  letto, e

con mia grande sorpresa mi accorgo che sono finti.

Mi avvicino, li tocco per essere sicura che siano di stoffa e poi li annuso, ma da loro non proviene nessun odore.

«E allora cosa è questo profumo di fiori? Da dove viene?» mi chiedo.

Esco ed entro più volte dalla cella, fuori non si avverte nessun odore, dentro invece il profumo sembra intensificarsi ogni volta di più.

Mi giro verso la finestra per accertarmi che non venga da lì, ma la cella è posta  in alto, troppo affinché qualsivoglia profumo possa arrivare fin lassù.

Sospiro e sorrido, l’aria oltre che profumata si è fatta quasi “friccicarella”, come se fosse piena di bollicine, forse è una magia del Conte, chi lo sa? 


Tocco il legno del letto, vorrei concentrami per cercare di percepire qualcosa di più ma vengo interrotta da due turisti tedeschi che vogliono entrare a visitare la cella.

Esco un pò delusa e un pò perplessa, sarei voluta rimanere dentro ancora un pochino; non so perché ma avevo la sensazione che lo spirito del Conte fosse presente.

«Sei ancora qui caro Cagliostro?» mormoro a bassa voce appena uscita dalla cella.

Come risposta, una folata di vento caldo mi scompiglia i capelli e mi par di sentire una risata sommessa.

Raggiungo mio figlio e mio marito e continuiamo l’esplorazione della Rocca, c’è la mostra su Cagliostro da vedere, e così ci perdiamo tra simboli, dipinti, foto, alambicchi e strumenti di magia varia, un viaggio nella conoscenza davvero emozionante.

Tornando verso l’uscita ci ritroviamo davanti allo shop e ovviamente non posso resistere.

Compro una tazza, uno zainetto di stoffa e altre cose, ma mentre mi appresto a  pagare vedo la commessa sistemare su uno scaffale qualcosa che sembra una quaderno.

Si gira e, senza che glie lo abbia chiesto, me ne porge uno sorridendo.

Abbasso lo sguardo e vedo che nella copertina rigida c’è impresso il simbolo del Conte e una frase:” Io non sono di nessuna epoca e di nessun luogo; al di fuori del tempo e dello spazio, il mio essere spirituale vive la sua eterna esistenza. Conte di Cagliostro.”

Gli occhi mi si riempiono di lacrime per l’emozione, il Conte ha trovato il modo di rispondermi.

Compro anche il quaderno ed esco con il mio bottino di souvenirs, pronta a vivermi con calma il borgo di San Leo.

Scesi nuovamente al paese, visitiamo la torre, ma ci accorgiamo con rammarico che sia il Duomo, sia la Pieve di Santa Maria Assunta sono chiusi.

Rimaniamo ad osservare il tramonto seduti sugli scalini della Pieve, in silenzio, rapiti da tanta bellezza.

Poi in lontananza, vediamo un signore con una grande scatola in mano venire verso di noi.

Sbuffando arriva davanti al portone della Pieve, prende le chiavi e apre.

Io e mio marito ci guardiamo sorpresi, e timidamente chiediamo il permesso per entrare.

«Venite, prego, siete fortunati! Fra poco iniziano le prove del coro gregoriano e la chiesa rimmarrà aperta. Ma il Duomo l’avete visitato?» ci chiede mentre toglie bianche candele dalla scatola per sistemarle nei candelabri votivi.

«No, era chiuso anche quello.» rispondo io piena di speranza.

«Se mi aspettate cinque minuti ve lo faccio vedere, devo portare le candele anche là».

Io e mio marito ci guardiamo increduli: «che fortuna!» sussurro.

Dopo aver visitato il Duomo, la Pieve, la torre, e aver assistito alle prove del coro gregoriano e a un concerto di giovani violinisti all’interno del Municipio, decidiamo di andare a mangiare.

La serata passa in allegria, il cibo e il vino sono buoni, la proprietaria del ristorante è simpaticissima, e la temperatura perfetta.

Che dire di più? A tutti coloro che non conoscono San Leo consiglio vivamente di andarla a visitare, vi dico solo che il grande scrittore Umberto Eco, quando durante un’intervista gli chiesero la città più bella d’Italia rispose: San Leo: una Rocca e due chiese.

E vi assicuro che il nostro Umberto aveva più che ragione!


Informazioni

La Rocca è aperta fino al 4 Dicembre 2022 solo il Sabato e la Domenica con orario continuato 10.00 - 17.30
Per le Aperture infrasettimanali solo su prenotazione.

Prezzo del biglietto: adulti 9,00 euro - over 65 7,00 euro - bambini 8/18. 5,00 euro - bambini o fino a 7 anni gratuito.


ʟα ɢıтεяяαптε









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